MEDICINA PSICOSOMATICA
Secondo la definizione della Società Italiana di Medicina Psicosomatica, essa consiste nello studio delle reciproche interferenze tra vita emotiva e fisiopatologia umana.
QUALI SONO I DISTURBI PSICOSOMATICI?
All'inizio erano definite "psicosomatiche" solo alcune malattie nelle quali i fattori emozionali apparivano eziologicamente prevalenti o precipitanti: coronaropatie, ipertensione arteriosa, asma, colite, alopecia atopica, dismenorrea, ecc.
Col passare del tempo, molte ricerche hanno dimostrato che le variabili psicologiche e sociali sono una classe di fattori eziologici in tutte le malattie e che quindi non è più corretto parlare di malattie psicosomatiche. Piuttosto in tutte le malattie esiste potenzialmente una componente psicosomatica per la quale si richiede un approccio di tipo psicosomatico.
L'APPROCCIO JUNGHIANO ALLA PSICOSOMATICA
Seguendo il pensiero junghiano, come delineato dal concetto di 'sincronicità', mente e corpo costituirebbero due eventi sincroni, ovvero due manifestazioni contemporanee di uno stesso contenuto significativo per il soggetto.
Questa visione olistica della persona è stata confermata dagli studi di neurofisiologia e dalla fisica quantistica moderna: la prima ha trovato nell'ipotalamo la base organica della connessione tra la mente e il corpo, tra emozioni e materia; la seconda ha dimostrato in modo più ampio i rapporti tra energia e materia, soggettività e oggettività.
Seguendo questo approccio, è pertanto necessario individuare i codici simbolici comuni con cui mente e corpo si esprimono. La Psicosomatica affronta in chiave simbolica i disagi psicologici e le malattie organiche, considerandoli come espressione di un'unica alterazione.
Utilizzando un codice simbolico, il soggetto esprime il suo malessere attraverso l'organo e le funzioni fisiologiche che più lo rappresentano e lo possono raccontare ('dimensione d'organo'). Per fare un esempio, lo stomaco esprimerà la difficoltà di 'digerire' certe situazioni, persone, emozioni; la pelle ci illustrerà le difficoltà relazionali della persona (attraverso il contatto passano le nostre prime relazioni, le alterazioni della pelle esprimono emozioni non espresse ecc.) e così via.
Il sintomo e la malattia non vanno quindi considerati "solo" un problema da risolvere ma un segnale che, se adeguatamente interpretato, porta l'individuo ad una maggiore conoscenza e consapevolezza di sé. I disagi in quest'ottica rappresentano la via attraverso cui il soggetto si "racconta" e, contemporaneamente, una possibilità
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